Quando i risvegli del lunedì mattina iniziano ad essere tragici, quando non vedi l’ora che sia venerdì, quando speri a tutti i costi che il tuo responsabile non ti chiami o ti mandi qualche email con richieste dell’ultimo secondo, probabilmente il tuo lavoro sta prendendo una brutta piega, e rischi di soffrire di sintomi da burnout.
Il burnout è una sindrome oggi particolarmente diffusa in quegli ambienti aziendali tossici, in cui l’urgenza diventa pane quotidiano, dove la pressione rischia di confluire naturalmente verso i dipendenti che svolgono ruoli più operativi, rischiando di arrivare in ufficio senza sapere a che ora tornare a casa.
Cercare di cambiare l’intera cultura aziendale è un ruolo molto difficile per un singolo dipendente: ciò che si può fare, tuttavia, è cercare di identificare quelli che possono essere i sintomi da burnout, ed evitare che questi mettano seriamente a rischio la nostra salute psico-fisica.
Se svuoi sapere come il burnout rischia di mettere in ginocchio migliaia di persone ogni giorno, leggi l’articolo e scopri come evitare di incappare nelle situazioni potenzialmente più pericolose.
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Cos’è il burnout
Il burnout è una sindrome psicologica risultante da stress lavorativo cronico non gestito. Si caratterizza per tre dimensioni principali: esaurimento emotivo, cinismo o depersonalizzazione, e sensazione di ridotta realizzazione personale. L’esaurimento emotivo si riferisce alla sensazione di essere svuotati delle proprie risorse emotive e fisiche, spesso descritto come essere “a corto di carburante”. Il cinismo, o depersonalizzazione, si manifesta con un atteggiamento distaccato verso il lavoro, i colleghi e i clienti, una sorta di meccanismo di difesa per proteggersi dall’esaurimento emotivo. La ridotta realizzazione personale si riferisce alla percezione di non essere efficaci sul lavoro e di non riuscire a raggiungere risultati significativi.
Originariamente identificato negli anni ’70 dallo psicologo Herbert Freudenberger in professionisti delle cure sanitarie, il concetto di burnout è stato in seguito esteso a diverse professioni dove lo stress lavorativo è una componente significativa. Nonostante sia strettamente legato all’ambiente lavorativo, il burnout può avere ripercussioni su tutti gli aspetti della vita di un individuo, influenzando le relazioni personali, la salute fisica e il benessere generale.
Le cause del burnout vanno oltre il semplice eccesso di lavoro o lo stress. Includono una varietà di fattori quali la mancanza di controllo sull’ambiente lavorativo, l’assenza di supporto da parte dei colleghi e dei superiori, valori non allineati tra l’individuo e l’organizzazione, aspettative di lavoro non chiare e conflitti di ruolo. Questi elementi, combinati con caratteristiche personali come alte aspettative personali o la tendenza a non stabilire limiti sani, possono aumentare il rischio di burnout.
La gestione del burnout richiede un approccio multifaccettato che può includere strategie personali di gestione dello stress, come tecniche di mindfulness e esercizio fisico, così come cambiamenti organizzativi, ad esempio migliorare le condizioni di lavoro o promuovere una cultura aziendale più di supporto. Riconoscere i sintomi da burnout è il primo passo per affrontarlo, seguito dall’adozione di misure preventive e interventi tempestivi per ridurne l’impatto.
Sintomi burnout, ecco le cause
Le cause del burnout sono complesse e multifattoriali, derivanti da un’intreccio di fattori personali, professionali e organizzativi. Questa sindrome non emerge dal giorno alla notte ma si sviluppa gradualmente, risultato di un prolungato squilibrio tra le richieste lavorative e le risorse disponibili a un individuo per farvi fronte. Vediamo più nel dettaglio le cause principali:
- Carichi di lavoro eccessivi: una delle cause più evidenti del burnout è un carico di lavoro insostenibile. Quando le aspettative lavorative superano costantemente la capacità di un individuo di eseguirle entro un orario lavorativo ragionevole, lo stress accumulato può portare al burnout.
- Mancanza di controllo: la sensazione di non avere controllo sul proprio lavoro, come l’impossibilità di influenzare decisioni che riguardano i propri compiti, orari, carichi di lavoro o la mancanza di risorse necessarie, contribuisce significativamente allo stress lavorativo.
- Ricompense inadeguate: non ricevere un adeguato riconoscimento o compensazione (sia essa finanziaria, istituzionale o sociale) per il lavoro svolto può generare frustrazione e domande sul proprio valore e impegno.
- Comunità di lavoro disfunzionale: un ambiente di lavoro tossico, caratterizzato da conflitti, mancanza di supporto da parte dei colleghi o dei superiori e isolamento sociale, aumenta il rischio di burnout.
- Assenza di equità: la percezione di essere trattati ingiustamente sul lavoro, ad esempio attraverso favoritismi, discriminazioni o disparità di salario, può contribuire al senso di burnout.
- Valori discordanti: un disallineamento tra i propri valori e quelli dell’organizzazione o il sentirsi costretti a compiere azioni che contrastano con i propri principi etici possono erodere l’identità professionale e personale, portando al burnout.
- Conflitto tra lavoro e vita privata: l’incapacità di bilanciare efficacemente le responsabilità lavorative con quelle personali e familiari può creare uno stress aggiuntivo che alimenta il burnout.
Le persone con determinate caratteristiche di personalità, come quelle con tendenze perfezioniste, che hanno difficoltà a dire di no o che tendono a mettere le esigenze altrui prima delle proprie, possono essere particolarmente vulnerabili. Inoltre, coloro che lavorano in professioni ad alta intensità emotiva, come il personale sanitario, gli insegnanti e i lavoratori sociali, sono a maggior rischio a causa delle elevate richieste emotive del loro lavoro.
Sintomi burnout: gli effetti su mente e corpo
Il burnout può manifestarsi attraverso una serie di sintomi fisici e psicologici. Riconoscerli è fondamentale per poter intervenire precocemente e prevenire conseguenze più gravi. Ecco un elenco dei sintomi più comuni divisi tra effetti fisici e psicologici:
Effetti fisici:
- Stanchezza cronica: sensazione di affaticamento persistente, anche dopo il riposo, che non migliora significativamente con il sonno.
- Disturbi del sonno: difficoltà a prendere sonno o a rimanere addormentati, oppure dormire eccessivamente senza sentirsi riposati.
- Mal di testa e dolori muscolari: comparsa frequente di mal di testa, dolore al collo, alla schiena o altri dolori muscolari senza una causa fisica evidente.
- Cambiamenti nell’appetito e nel peso: perdita o aumento significativo dell’appetito che può portare a variazioni di peso non intenzionali.
- Problemi digestivi: sintomi come nausea, diarrea, stipsi o altri disturbi gastrointestinali che non hanno una spiegazione medica chiara.
Effetti psicologici:
- Senso di fallimento e dubbio su di sé: dubbi persistenti sulla propria competenza e sul valore del proprio lavoro, accompagnati da un senso di fallimento.
- Sensazione di isolamento: sentirsi distanti dagli altri, sia a livello professionale che personale, e tendenza a isolarsi.
- Perdita di motivazione: calo dell’interesse e della motivazione per il lavoro e le attività che precedentemente si trovavano gratificanti.
- Aumento dell’irritabilità o della sensibilità emotiva: reazioni emotive esagerate a situazioni che normalmente non sarebbero problematiche, o sentirsi sopraffatti dalle emozioni con facilità.
- Ansia e depressione: sentimenti di ansia che non sono limitati all’ambiente lavorativo, episodi depressivi o sensazione persistente di vuoto e disperazione.
Questi sintomi da burnout possono variare da persona a persona e possono avere intensità diverse. È importante notare che la presenza di uno o più di questi sintomi non significa automaticamente che si soffra di burnout; tuttavia, se si riconoscono diversi di questi sintomi e persistono nel tempo, potrebbe essere utile cercare il supporto di un professionista. La diagnosi precoce e l’intervento possono prevenire l’aggravarsi della sindrome e aiutare a recuperare il benessere psicofisico.
Le 4 fasi del burnout
Il processo di burnout non si verifica all’improvviso ma si evolve attraverso diverse fasi. Comprendere queste fasi può aiutare a riconoscere i segnali di allarme e a intervenire prima che la condizione peggiori. Ecco le quattro fasi principali del burnout:
- Fase dell’entusiasmo iniziale: in questa fase iniziale, l’individuo si impegna con grande entusiasmo nel suo lavoro, spinto da ideali elevati, forte motivazione e aspettative positive. Nonostante si possa affrontare lo stress, l’alto livello di coinvolgimento e l’energia positiva aiutano a gestirlo efficacemente.
- Fase dello stallo: man mano che lo stress lavorativo continua e le aspettative iniziali si scontrano con la realtà, l’individuo inizia a sperimentare i primi segni di stanchezza. La motivazione può iniziare a vacillare, e si può avvertire una certa resistenza nel continuare ad affrontare le sfide quotidiane con lo stesso livello di energia.
- Fase dell’esaurimento: questa fase è il cuore del burnout, dove i sintomi diventano evidenti e debilitanti. L’individuo può sentirsi costantemente sopraffatto, esaurito sia emotivamente che fisicamente, e può iniziare a distaccarsi dal proprio lavoro e dalle relazioni. La produttività può calare drasticamente, e possono emergere sentimenti di cinismo, depressione e inadeguatezza.
- Fase della spersonalizzazione o del crollo: nell’ultima fase, l’individuo può diventare cinico e distaccato dal suo lavoro e dalle relazioni sociali. Si può verificare un crollo completo, caratterizzato da gravi problemi di salute fisica e mentale. In alternativa, se riconosciuto e gestito, questo punto può segnare l’inizio di una fase di recupero, dove l’individuo inizia a riallineare le proprie aspettative, a cercare supporto e a implementare strategie di gestione dello stress più efficaci.
È cruciale notare che il passaggio attraverso queste fasi non è inevitabile; riconoscendo i primi segnali di allarme e adottando misure preventive, è possibile evitare il peggioramento della condizione. Interventi precoci, come la riduzione del carico di lavoro, l’incremento del supporto sociale e professionale, e lo sviluppo di competenze di gestione dello stress, possono contribuire significativamente a prevenire o invertire il processo di burnout.
I soggetti più a rischio di burnout
Nel contesto aziendale, il burnout può colpire chiunque, ma alcuni ruoli e caratteristiche lavorative possono aumentare significativamente il rischio. Ecco i soggetti più vulnerabili e i motivi della loro esposizione:
- Manager e leader: coloro che ricoprono posizioni di leadership spesso affrontano un elevato livello di stress dovuto alla responsabilità di prendere decisioni importanti, gestire team, risolvere conflitti e raggiungere obiettivi di business. La pressione costante per performare a livelli alti può portare a lavorare ore prolungate, sacrificando il tempo personale e aumentando il rischio di burnout.
- Impiegati con carichi di lavoro eccessivi: i lavoratori che affrontano volumi di lavoro insostenibili, spesso dovuti a scadenze strette o a risorse insufficienti, sono particolarmente a rischio. Senza un adeguato equilibrio tra lavoro e vita privata, questi individui possono rapidamente esaurirsi.
- Lavoratori in ruoli con elevata pressione emotiva: anche se più comune nelle professioni di aiuto, la pressione emotiva può essere significativa anche in ambito aziendale, ad esempio nei ruoli di servizio clienti, dove gestire reclami e mantenere una facciata professionale sotto pressione può essere estenuante.
- Professionisti senza autonomia sufficiente: i dipendenti che percepiscono una mancanza di controllo sul proprio lavoro, come l’impossibilità di influenzare decisioni, orari o metodi di lavoro, possono sperimentare livelli più alti di stress e insoddisfazione, portando al burnout.
- Lavoratori in ambienti aziendali competitivi o tossici: gli ambienti di lavoro caratterizzati da una forte competizione, poca collaborazione e supporto, o da comportamenti tossici come mobbing e bullismo, possono erodere rapidamente il benessere emotivo e fisico dei dipendenti, aumentando il rischio di burnout.
- Personale con scarsa corrispondenza tra ruolo e competenze: gli individui che si trovano in ruoli che non si adattano bene alle loro competenze o interessi possono sperimentare frustrazione e insoddisfazione cronica, che possono contribuire allo sviluppo del burnout.
- Lavoratori a contratto o freelance con insicurezza lavorativa: la precarietà del lavoro e l’insicurezza possono essere fonti significative di stress, soprattutto quando i lavoratori devono costantemente cercare nuove opportunità per garantirsi un reddito.
Prevenire il burnout in questi soggetti richiede un approccio olistico che include la valutazione e l’adeguamento dei carichi di lavoro, il rafforzamento delle reti di supporto, la promozione dell’autonomia e dell’equilibrio vita-lavoro, e la creazione di un ambiente aziendale positivo e inclusivo. Le aziende possono anche beneficiare dell’implementazione di programmi di benessere e di formazione sulla gestione dello stress per aiutare i dipendenti a sviluppare resilienza e strategie efficaci per affrontare lo stress lavorativo.
Sintomi burnout, come affrontarli
Affrontare i sintomi da burnout richiede un approccio proattivo e multi-dimensionale, mirato non solo a mitigare i sintomi ma anche a indirizzare le cause sottostanti. È importante innanzitutto riconoscere i segnali di burnout in se stessi o nei colleghi, accettando che sia una condizione legittima che richiede attenzione e cura, non un segno di debolezza personale.
Un primo passo fondamentale nel trattamento del burnout è cercare il supporto: parlare con un manager, un HR, un mentore o un professionista della salute mentale può offrire spunti preziosi e strategie personalizzate. Molte aziende offrono programmi di assistenza ai dipendenti (EAP) che forniscono servizi di consulenza e supporto.
Rivedere l’equilibrio tra lavoro e vita privata è cruciale. Ciò può significare stabilire confini più chiari tra orari di lavoro e tempo personale, imparare a dire di no a compiti aggiuntivi non gestibili e utilizzare il tempo libero per attività rilassanti e rigeneranti che non hanno nulla a che fare con il lavoro.
L’adozione di abitudini sane di vita gioca un ruolo importante. L’esercizio fisico regolare, una dieta equilibrata, tecniche di rilassamento come lo yoga o la meditazione e un sonno adeguato possono avere effetti positivi sia sulla salute fisica che su quella mentale. Queste pratiche aiutano a ridurre lo stress, a migliorare l’umore e a incrementare l’energia.
Imparare tecniche di gestione dello stress e di mindfulness può aiutare a mantenere una prospettiva più equilibrata e a gestire meglio le situazioni stressanti. Tecniche come la respirazione profonda, la meditazione e la consapevolezza possono aiutare a distaccarsi dai pensieri negativi e a centrarsi sul presente, riducendo i sintomi di ansia e depressione.
È anche importante rivedere le proprie aspettative, sia personali che professionali. Impostare obiettivi realistici, celebrare i piccoli successi e imparare a perdonare se stessi per gli inevitabili intoppi possono ridurre la pressione interna e aumentare il senso di realizzazione.
Anche promuovere un ambiente di lavoro positivo e di supporto può fare molto per prevenire e affrontare il burnout. Questo include la creazione di una cultura aziendale che valorizza l’equilibrio tra lavoro e vita privata, incoraggia il supporto reciproco tra colleghi e riconosce i contributi individuali.