Intelligenza artificiale: ecco come cambierà il mondo del gaming

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Filippo Zazzi

 

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Siete gamers e, onestamente, siete un po’ stanchi dei soliti titoli online, il cui gameplay offline in single player nulla aggiunge all’esperienza di gioco. Completate l’ennesimo, banale titolo e vi chiedete perché abbiate scelto di buttare tempo e denaro in qualcosa di scadente, dal sapore del “già visto” . È del tutto normale, in quanto il mercato del gaming sta lentamente dirigendosi verso un vicolo cieco, che crea videogiochi con lo stampo, a meno che non vengano introdotte alcune novità in grado di risvegliare la passione per il videogioco.

Se da un punto di vista hardware è difficile pensare a grandi innovazioni imminenti (la VR ci sta provando, senza enormi risultati al momento), è più facile pensare che la rivoluzione avverrà lato software e, perché no, forse proprio grazie allo sviluppo ed introduzione dell’intelligenza artificiale nei videogiochi.

Come potrebbe, vi state chiedendo? Continuate a leggere l’articolo, e scoprite come l’intelligenza artificiale potrebbe rivoluzionare l’industria mondiale del gaming.

La storia dell’intelligenza artificiale nei videogiochi

In che modo l’IA viene sfruttata all’interno dei videogiochi? Facciamo un salto nel passato e vediamo come l’IA ed il modo di relazionarsi col giocatore si siano evoluti.

Partiamo da “Pong”, videogioco conosciuta da chiunque abbia messo mano ad una console o un cabinato di una sala giochi tra gli anni ’70 e ’80, dove una pallina rimbalza da un lato all’altro dello schermo, ed il giocatore può guidare una piccola barra verticale che impedisce alla pallina di finire nella propria porta, con il compito di segnare più punti dell’avversario. Il computer, nostro avversario, cercherà di difendere la sua porta tramite una serie di movimenti prestabiliti, previsti dal codice del gioco stesso: quella serie di mosse prestabilite rappresenta l’IA di Pong.

E perché non parlare di “Space Invaders”, allora? Chi non ricorda il famoso videogioco dove un’orda di alieni si abbatte inesorabilmente verso il suolo, cercando di distruggere il pianeta? Il compito del giocatore, in questo caso, è quello di eliminare l’esercito alieno prima che tocchi il suolo, sfruttando piccoli scudi come coperture che, nel corso della partita, vengono lentamente distrutti dai colpi avversari. In questo caso, l’IA è quel “motore” che ha il compito di muovere e far sparare i nemici secondo movimenti prestabiliti, via via sempre più veloci.

Per i più virtuosi diventa palese, dopo numerose partite, prevedere quali saranno le mosse del computer, o dell’intelligenza artificiale in questo caso, tanto da poterle anticipare e vincere così la partita. Ma cosa succede nel momento in cui la potenza di calcolo della console aumenta e, di conseguenza, l’IA diventa sempre più complessa?

L’intelligenza artificiale negli anni ’90

Con l’aumentare della potenza hardware delle console disponibili sul mercato, anche l’intelligenza artificiale vede compiere un balzo in avanti in termini di strategie attuabili contro il giocatore. L’introduzione della grafica 3D rappresenta una vera svolta, laddove le minacce iniziano ad incombere da più direzioni, ed i livelli si sviluppano su più “piani”.

Super Mario per Nintendo 64, ad esempio, rappresenta uno dei primi titoli a sfruttare le tre dimensioni all’interno dell’ambiente di gioco, offrendo un mondo completamente esplorabile. Sebbene l’IA dei nemici (i celebri “Goombas” o “Koopas” per gli addetti ai lavori) non fosse particolarmente avanzata, era progettata per incombere da più direzioni, mettendo più duramente alla prova l’abilità del gamer che fino a pochi anni prima si trovava ad affrontare minacce sempre e chiaramente visibili a causa del 2D.

Inoltre, i nemici iniziano a “vagare” in modo randomico nell’ambiente di gioco o, comunque, seguendo pattern meno deducibili a primo impatto dal giocatore che, per forza di cose, si sentirà spiazzato nel dover affrontare gli avversari, non sapendo mai con assoluta certezza quale movimento aspettarsi.

L’intelligenza artificiale moderna

Volendo far un salto in avanti, verso tempi più recenti, come non citare “Killzone Shado Fall”, titolo di lancio per Playstation 4. Ai tempi fece scalpore il livello dell’IA dei nemici, addirittura in grado di adattarsi allo stile di gioco del gamer.

Infatti, in questo titolo i nemici sono in grado di cambiare strategia durante la battaglia, nascondendosi dietro ripari o battere in ritirata se visibilmente in difficoltà, di lanciare granate per stordire o stanare il giocatore o, addirittura, accerchiarlo per intrappolarlo.

Inoltre, nei titoli più recenti non è difficile trovare la presenza di personaggi alleati che ci seguiranno durante la nostra quest principale. L’intelligenza artificiale, infatti, non ha soltanto il triste compito di metterci i bastoni tra le ruote dando indicazioni ai nemici, ma è anche destinata ad aiutarci, gestendo le interazioni dei personaggi alleati. Così, ad esempio, in un qualsiasi Call of Duty saremo sempre accerchiati da uno o più compagni pronti a coprirci quando ne avremo bisogno, o in grado di avanzare autonomamente per schiacciare il nemico.

Insomma, la crescente potenza di calcolo derivante dallo sviluppo hardware ha dato modo agli sviluppatori di videogiochi, nel corso degli anni, di aumentare le abilità dei nemici, degli amici e dei cosiddetti NPC (Non Playing Characters) e del modo che hanno questi di interagire con il mondo di gioco. Ma cosa ci riservano oggi lo sviluppo e la crescente diffusione dell’intelligenza artificiale?

Intelligenza artificiale a portata di tutti

Se fino a qualche anno fa l’IA poteva essere associata alla scrittura di codice, alla programmazione e, di conseguenza, a materia esclusiva per esperti, oggi non è più così. Infatti, chiunque può installare sul proprio smartphone l’app di OpenAI che incorpora ChatGPT, ad oggi la più nota IA generativa che ci consente di ottenere testo o immagini “generati dal nulla” (o meglio, tramite complessi reti neurali), partendo da un singolo prompt.

Grazie alla larga diffusione dei GPT (Generative pre-trained trasformer), ora tutti sono in grado di chiedere informazioni ed ottenere contenuti basati su una singola e semplice domanda. L’IA conversazionale (come ChatGPT) è in grado, quindi, non solo di fornire una risposta basata sull’intreccio di miliardi di informazioni prese da un database, ma anche di personalizzarla sulla base di specifiche richieste da parte del prompt scritto dall’utente.

Il che significa che, se vogliamo chiedere a ChatGPT di generare un contenuto multimediale che incorpori un determinato stile, siamo liberi di farlo, e l’IA eseguirà l’ordine. Otterremo così stralci di testo caratterizzati da uno stile giornalistico o da uno più colloquiale, fino ad altri più ironici, così come immagini ispirate allo stile dell’illustrazione, del fumetto o del realismo.

Ma come si lega, tutto questo, al mondo del gaming?

Gaming ed intelligenza artificiale generativa

Per spiegare questo probabile trend e scenario futuro, partiamo da un titolo classico che la maggior parte degli amanti dei RPG (o Role Playing Game) avrà sicuramente provato: Skyrim.

In Skyrim, il personaggio è chiamato a seguire una quest principale per completare il gioco, condita tuttavia da una lunghissima serie di quest secondarie che possono potenzialmente incrementare la durata del titolo. Se, ad esempio, la quest principale può essere risolta in una decina di ore, la durata del gioco considerate tutte le questo secondarie potrebbe raggiungere anche le 200 ore. In questo caso, nonostante la lunghissima durata del gioco, il limite sovviene nel momento in cui vengono completate tutte le quest secondarie, il personaggio raggiunge il livello massimo e tutti i luoghi sulla mappa vengono scoperti. Questo rappresenta un limite intrinseco assoggettato alla capacità degli sviluppatori di inserire contenuto all’interno del gioco, basato sulla potenza di calcolo dell’hardware.

Cosa succederebbe, tuttavia, se fosse il giocatore a “sostituirsi” allo sviluppatore, nella generazione del contenuto? Se il giocatore fosse letteralmente in grado di generare parti del contenuto stesso, il gioco risulterebbe pressoché infinito. Ogni missione si trasformerebbe in un’esperienza unica, basata sul fatto che ogni risposta fornita dall’intelligenza artificiale non è mai esattamente identica alla precedente. Ogni quest potrebbe basarsi su un oggetto, un’arma o un nemico unici in grado di sorprendere il gamer ogni volta con esiti differenti.

In questo modo, ogni titolo rappresenterebbe un viaggio unico ed esclusivo di ciascun giocatore, che potrebbe personalizzare la propria esperienza di gioco in modi sempre diversi ed innovativi, per sfruttare ogni titolo al massimo delle sue potenzialità.

Nvidia ACE, il primo passo nel gaming del futuro

Lo scenario ipotetico delineato, dove l’AI fa da padrona alla creazione di contenuti garantendo all’utente una experience del tutto unica e personalizzata deve ancora prendere vita, ancorché la tecnologia stia compiendo passi enormi.

Tuttavia, Nvidia, nota casa di sviluppo software, nonché Big Tech quotata sul NASDAQ, sta lavorando ad un progetto che lascia intendere quanto questo panorama non rappresenti soltanto il sogno proibito di milioni di giocatori in tutto il mondo, ma una realtà sempre più tangibile.

Infatti, Nvidia ACE (Avatar Cloud Engine) è un progetto che punta all’umanizzazione dei NPC all’interno del videogioco, rendendoli autonomi nelle risposte. Ciò significa che il database di interazioni che questi personaggi possono compiere non verrebbe limitato da una serie di casistiche previste dagli sviluppatori ex-ante, sulla base di script inseriti nel codice, ma ogni azione ed ogni dialogo verrebbero generati nel momento in cui vengano richiesti, proprio come ChatGPT può generare contenuto istantaneamente grazie all’uso del prompt.

Il risultato? Un mondo unico di azioni e situazioni, mai scontato, e che si adatta allo stile di gioco del gamer. D’altra parte, lo stesso CEO di Nvidia, Jensen Huang, ha recentemente affermato che il coding sia ormai alla portata di tutti proprio grazie allo sviluppo dell’intelligenza artificiale.

Se questo sia o meno un passo significativo nel mondo dello sviluppo dei videogiochi lo scopriremo soltanto con il tempo. Intanto, affidiamoci alle sapienti mani degli sviluppatori che, senza ombra di dubbio, riusciranno a portare il gaming del futuro al prossimo livello.

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